lunedì 21 novembre 2016

NICARAGUA (SECONDA PARTE)

Ci lasciamo alle spalle la suggestiva Granada e facciamo rotta verso Leon passando per la caotica Managua, dalla strada si vedono sfilare villaggi rurali con casette di lamiere sparse tra la vegetazione, si incrociamo molti scuola bus che una volta dismessi  negli USA vivono una seconda vita in Nicaragua come autobus di linea.
Leon è la capitale della rivoluzione per il suo ruolo durante la guerra tra i sandinisti e i sostenitori dei Somoza dittatori del paese fino al 1979. E' considerata anche capitale culturale per una sua importante università fondata inizio ottocento e perchè città natale del poeta Rubén Dario ancora amatissimo da tutti i nicaraguensi. I suoi edifici di epoca coloniale sono trascurati e  molti sono ancora da restaurare dando così alla città un deciso fascino decadente.








Troviamo alloggio ad un centinaio di metri dal centro presso l' hostel "casa Ivana" pulitissimo con una bella cucina, amache, free coffe e wifi per solo 5$ a testa in dormitorio con 4 letti e bagno con doccia in camera. Arriviamo il giorno che si festeggia il carnevale perciò trascorriamo una festosa serata seguendo i carri mascherati ballando e bevendo birra in compagnia di uno dei pochi simpatici francesi che si incontrano e che dormiva nella nostra stessa stanza.

Dopo una ricca colazione nel bel giardino dell'hostel inforchiamo la nostra cinesina per recarci al Cerro Negro unico vulcano al mondo attivo da dove si può scendere con una tavola o con uno sand board sulla cenere lavica , qui il francese Erik Barone nel 2004 fece il record del mondo scendendo in bicicletta  alla velocità di 177 km all'ora, la pendenza va dai 45/ 50 gradi e vista da sopra incuteva un po di timore ma oramai eravamo lì perciò, giù,si parte!!!!!






il rumore che si provoca con la tavola che sfrega sulle piccole pietre laviche, la nuvola di polvere che si lascia al proprio passaggio e la velocità che aumenta rapidamente ti fa capire che stai facendo qualcosa di unico, alla fine ci si ritrova con la faccia annerita e polvere lavica anche nelle parte più intime ma che soddisfazione !!!!!!!!!!


Ancora con il sorriso stampato in faccia ripercorriamo i 20 km di strada sabbiosa per tornare in città compiendo manovre al limite perchè sotto i 70km all'ora le cadute sarebbero state sicure, comunque  con un po' di esperienza, fortuna e potenza della nostra cinesina siamo arrivati indenni.
In ogni angolo della città si rivive l'epoca della rivoluzione guardando i bei murales e scoprendo ancora i fori dei proiettili sui muri delle case






e sui bei portoni in legno mentre ogni sera nelle piazze si svolgono avvenimenti culturali, balli con canzoni popolari e manifestazioni varie, essendo una città universitaria si può scegliere di trascorre le serate in uno dei tanti locali di karaoke ascoltare bella musica sempre bevendo birra e rum. A noi piacciono molto i vulcani e le montagne ma il richiamo del mare è sempre forte perciò dopo un giorno di meritato riposo ce la spassiamo nella vicina spiaggia Las Penitas


che si trova a soli 25 km da Leon prima prendendo un po di sole e poi verso le quindici in compagnia del nostro amico francese e di una ragazza basca abbiamo noleggiato dei kayak per un escursione solitaria tra le mangrovie per poi fermarci  presso una stazione per la salvaguardia delle tartarughe dove ne avremo liberate una trentina  appena nate.
Siamo gli unici ad arrivare in spiaggia con il kayak anche perchè le acque sono popolate da una colonia di coccodrilli che però al nostro passaggio si immergevano sicuramente molto più spaventati della Manu che vedeva coccodrilli anche sopra gli alberi.

Mentre aspettavamo il tramonto l'eccitazione saliva al pensiero di essere noi a liberare le piccole tartarughine che avrebbero affrontato da sole l' immensità dell' oceano davanti a noi e fu così che verso le 17.30 quando il sole tingeva di mille colori il cielo dopo averle prese delicatamente in mano e aver dato loro un bacino di buona fortuna le abbiamo appoggiate sulla sabbia, istintivamente e lentamente si sono spinte verso le onde che le hanno abbracciate e accolte sapendo che dopo una decina di anni sarebbero ritornate per dare vita ad una nuova generazione di queste incredibili creature.





Eravamo tutti commossi ma felici e dopo esserci complimentati con chi dedica tempo e risorse per questa bella causa la sorpresa, era buio, e noi dovevamo percorre  quasi quattro chilometri per ritornare alla base, per fortuna la luna piena ci illuminava la strada anche se più di una volta ci siamo insabbiati nelle secche ma alla fine sapevamo di aver vissuto un'altra giornata indimenticabile una di quelle giornate che io definisco come dei piccoli tatuaggi nella mente che non si cancelleranno mai.
Ritornati in hostel prepariamo i bagagli perchè il giorno dopo ci avvicineremo al confine con all'Honduras più precisamente a Somoto dove andremo a nuotare nel bel canyon omonimo. Arriviamo nella cittadina di Somoto nel primo pomeriggio, qui decido di cambiare il pneumatico posteriore e sostituire gli specchietti che ormai si stavano staccando perchè arruginiti (materiale cinese) dormiamo in un hostel modello India però più pulito, per soli 6 dollari, ceniamo a base di polpette di patate ripiene guardando la partita tra Argentina  e  Colombia finita 3 a 0 per i cafeteros con Messi protagonista.




Dopo una nottata di pioggia impetuosa al mattino il sole ci scalda gli animi, non fa veramente caldo anzi  ma di certo non ci fermiamo, raggiungiamo l'entrata de canyon(3 dollari) dopo una ventina di km in moto osservando i moltissimi asinelli che stracarichi di legna camminano lenta lenti sul ciglio della strada, lasciamo la moto in parcheggio custodito , percorriamo circa due km a piedi poi saliamo su una piccola barca a remi che ci sbarca presso l'imboccatura del canyon.


L'acqua è fresca ma non troppo indossiamo i giubbotti e ci tuffiamo scattiamo foto con la nostra nuova macchina fotografica ma dopo circa un'ora infreddoliti ,decidiamo di ritornare alla base contenti di aver fatto anche questa esperienza ma con il pensiero al giorno dopo quando percorreremo i 50 km che ci separano dal confine honduregno.



Una volta in camera controlliamo i passaporti e prepariamo tutte le fotocopie che ci serviranno per espletare le pratiche del passaggio di confine che di sicuro non saranno ne veloci e tantomeno facili ma come diciamo sempre ….E' DURA LA VITA DEL VIAGGIATORE !!!!!!!!!!! ciao 

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